giovedì 28 maggio 2009

FRATELLI D’ITALIA, UNA STORIA DI SOLIDARIETA’

Alla luce dei recenti e tragici avvenimenti che hanno colpito il nostro Paese, per gentile concessione del giornalista, scrittore e amico Renato Farina, pubblichiamo un articolo che scrisse per noi in occasione della presentazione di una importante proposta progettuale. Un articolo di estrema attualità e di eccezionale valore. Buona lettura!

Fratelli d’Italia: una storia di solidarietà
di Renato Farina

Non è un caso che l’Inno di Goffredo Mameli sia stato scelto sin dagli inizi della Repubblica e sia vissuto tuttora come sintesi del sentimento avvertito dagli italiani verso la Patria e la Nazione. La formula “fratelli d’Italia” supera la marmoreità delle immagini successive, e mostra con forza le radici della nostra identità. Essa non è segnata da una fredda constatazione di appartenenza a una istituzione statuale o semplicemente a un dato linguistico unificante o ancora ad una necessità storica di difesa, ma dalla fraternità che supera i confini dialettali e le particolarità per costituire l’unità nella differenza che è propria dell’essere fratelli.L’Italia – secondo questa nostra interpretazione - non è mai vista come un’astrazione, ma identificata con l’unità famigliare, il nome concreto dell’essere insieme in casa. È singolare e significativo come questo inno, ritenuto musicalmente inadeguato rispetto alla nostra grande tradizione, sia però sentito e vissuto popolarmente in ogni plaga del Paese proprio in forza delle prime tre parole “Fratelli d’Italia”.

Capovolgere, dunque, senza pretese di esaustività e senza alcuna polemica oltretutto inattuale, la famose frase attribuita a Massimo Taparelli D’Azeglio “Fatta l’Italia, bisogna fare gl’italiani” (in realtà scrisse: “pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani”). Ovvero: gli italiani ci sono, la Patria c’è, occorre costruire uno Stato adeguato alla loro identità vissuta ed alla esperienza di fraternità che ne ha caratterizzato la civiltà passata che si vorrebbe incrementare.

Nelle loro alterne vicende culturali e storiche gli italiani hanno dimostrato da sempre la loro appartenenza all’Italia, attraverso, per dirla con Ernest Renan, un plebiscite de tous le jours, una volontà riaffermata nel quotidiano di far parte di una stessa Nazione.

L’Italia non è una landa deserta, gli italiani non sono un’accozzaglia di gente senza storia, senza tradizioni vive e vitali, senza un’inconfondibile fisionomia culturale e spirituale: esiste un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non è determinato dallo Stato, ma che lo Stato ha il dovere di tutelare e promuovere.

Questa appartenenza italiana si è espressa nella certezza esistenziale dell’essere fratelli, figli di un unico Padre – Dio - e di un’unica Madre - la Patria, l’Italia. A differenza della Francia dove è affermata la triade liberté, egalité, fraternité, che restano in senso tecnico termini astratti, l’Italia nel suo definirsi parte dalla esperienza affettiva del sentirsi, anzi del riconoscere d’essere fratelli. E questa si trasforma, quasi per osmosi esistenziale, in mutuo soccorso, in solidarietà.

Sintesi di questa posizione umana, vissuta con la “possente umiltà del popolo minuto”, è l’episodio dei “Promessi sposi”, dove Alessandro Manzoni fa dire a Renzo Tramaglino, mentre passa da una parte all’altra dell’unica Italia (che non c’era ancora), e da Milano spagnola è ormai in salvo nella Bergamo del Leone veneziano: “La c’è la Provvidenza!”.

L’episodio fa capire come la Provvidenza per la cultura italiana non sia in nulla e per nulla fatalismo ma solidarietà vissuta dentro la certezza di un destino buono. La solidarietà non è un istinto fugace, ma un dato culturale. Essa nasce dalla constatazione di una paternità che ci fa essere figli dunque fratelli. Conviene citare questo paso del Capitolo XVII:

Nell’uscire, vide, accanto alla porta, che quasi v’inciampava, sdraiate in terra, più che sedute, due donne, una attempata, un’altra più giovine, con un bambino, che, dopo aver succhiata invano l’una e l’altra mammella, piangeva, piangeva; tutti del color della morte: e ritto, vicino a loro, un uomo, nel viso del quale e nelle membra, si potevano ancora vedere i segni d’un’antica robustezza, domata e quasi spenta dal lungo disagio. Tutt’e tre stesero la mano verso colui che usciva con passo franco, e con l’aspetto rianimato: nessuno parlò; che poteva dir di più una preghiera? - La c’è la Provvidenza! - disse Renzo; e, cacciata subito la mano in tasca, la votò di que’ pochi soldi; li mise nella mano che si trovò più vicina, e riprese la sua strada.

Questa è l’Italia. La quale esisteva assai prima del suo essere Stato. Le più grandi anime d’Europa hanno sempre riconosciuto questa qualità: l’essere fratelli non solo tra italiani ma ben oltre. La vocazione universale dell’Italia che ha - secondo Dostoevskij – rallentato il processo di unità in un unico Stato fa sì che questo sentirci fratelli si allarghi al vasto mondo. Da qui la cooperazione fuori dai confini italiani. Dunque il tema è la solidarietà, intesa come espressione dell’identità italiana, cui lo Stato faticosamente in questo secolo e mezzo ha cercato di corrispondere, tra alti e bassi.

La questione italiana è ancora oggi, specialmente oggi, attraversata dalla polemica. Non è raro imbattersi in una vera e propria guerra verbale tra sostenitori del Nord e del Sud. Essa si sostanzia talvolta in una sottolineatura della lontonanza tra i ceppi culturali da cui sarebbero discese genti dai sentimenti e dai costumi quasi avversi. Anche qui, senza voler essere risolutivi, l’esperienza storica di questo Paese mostra come le iniziative di solidarietà fraterna non abbiano conosciuto ostacoli particolaristici. Osiamo proporre una visione che fa riferimento a non oziose distinzioni linguistiche. I fratelli sono differenti. Differenza non è diversità. L’etimologia mostra come differenza significhi – fero - l’apportare un contributo all’unità. La diversità – verto - dice allontanamento. I dialetti, i costumi, la sensibilità sono differenti, ma non sono occasione di rottura, ma possibilità di una ricchezza straordinaria. Nella solidarietà fraterna.

Fratelli d’Italia dunque: unità (padre, patria) nella differenza (fratelli - regioni, costumi, dialetti italiani) per un compito comune, dove la Repubblica non è matrigna ma materna, e sostiene lo sviluppo dei differenti talenti.

Ci aiuta anche l’etimologia della parola solidarietà (solidus: unito, compatto). Dunque la solidarietà va intesa come strumento di coesione nazionale, investimento per il futuro della nostra civiltà: Ernest Renan definì la nazione un’anima, un principio spirituale, una grande solidarietà costituita dal sentimento dei sacrifici che si è fatto e da quelli che si è disposti a fare ancora.

Dalle società di mutuo soccorso, nate nell’800 al fine di offrire assistenza, beneficenza e mutualità ai suoi aderenti alle odierne organizzazioni di volontariato, dagli angeli del fango simbolo di una commovente e immensa catena di solidarietà costruita per salvare Firenze distrutta da un’alluvione all’efficiente esercito di volontari della protezione civile, dalla tragedia di Marcinelle, simbolo del sacrificio dell’emigrazione italiana, al sacrificio – per amor di popolo - di Falcone e Borsellino, dalle battaglie di Curtatone e Montanara alla testimonianza di solidarietà degli italiani ai soldati uccisi nella strage di Nassiriya, la storia del popolo italiano è una storia di coraggio e di solidarietà.

Immediata è nella mente del bambino e dell’adulto l’associazione tra la formula dell’Inno e il Tricolore. Il tricolore verde, bianco e rosso non è esposto alla finestra soltanto per celebrare una vittoria calcistica, ma è anche per testimoniare la solidarietà più profonda e senza incertezze in occasione di un rito o di un evento doloroso per il popolo italiano. Esponendo il tricolore gli italiani espongono anche se stessi e comunicano la loro appartenenza, ed anche il desiderio e la volontà che essa cresca, avvolga di sé i momenti piccoli e grandi della vita dei singoli e del popolo.

La riscoperta dell’amor di Patria e l’orgoglio di essere Nazione passa, quindi, inevitabilmente attraverso la ricostruzione e la valorizzazione di quei momenti di solidarietà e aiuto reciproco che hanno caratterizzano in maniera inequivocabile la storia del nostro Paese, e la affermazione di quegli stessi valori come fattori di coesione e unità nazionale.

In questo processo di risveglio degli ideali, nostri primi interlocutori devono essere i giovani: il relativismo culturale che colpisce in maniera drammatica soprattutto quelle generazioni deve essere contrastato attraverso azioni che non siano la mera esibizione di valori astratti, ma tramite l’offerta di testimonianze in cui ci si possa identificare per crescere. La solidarietà è strumento di coesione nazionale, ma anche per sua stessa natura occasione di fraternità con tutti. L’Europa ha radici che non possono prescindere dalle origine che fanno riferimento al cristianesimo e all’illuminismo, a loro volta radicati nella cultura classica ed ebraica. L’unità dell’Europa non può essere la somma di egoismi nazionali, ma solo conseguenza di un riconoscimento dell’essere fratelli. Non dimentichiamo che l’intuizione dei padri fondatori (De Gasperi, Schumann, Adenauer) nasceva dalla constatazione amarissima dell’ineluttabilità delle guerre civili europee se non si fosse riconosciuta la comune appartenenza ad un ceppo famigliare. Occorre rilanciare l’Europa solidale, l’Europa dei popoli fratelli, capaci di scrollarsi di dosso le incrostazioni burocratiche e gelidamente finanziarie, per aprirsi ad una autentica condivisione di ideali.

Non a caso ormai, dovunque, e per legge, la bandiera italiana è accompagnata dall’azzurro-stellata bandiera dell’Unione Europea. Partendo dai valori del Risorgimento italiano si è fatta l’Italia unita. Ora il compito è di essere Fratelli d’Italia e Fratelli d’Europa. E ne esistono oggi esempi positivi e concreti.

giovedì 30 aprile 2009

Emergenza Abruzzo, non si arresta la macchina dei soccorsi

Visto il tragico evento sismico avvenuto in provincia de l’Aquila, il nucleo di Protezione Civile del MO.D.A.V.I. Onlus si è mobilitata per fornire un’immediata risposta, in termini di soccorso e aiuto, alle vittime di un dramma che non riguarda solo l’Abruzzo, bensì l’intera Comunità nazionale. Proprio per questo, è nostra intenzione sensibilizzare e coinvolgere tutte le persone che si ritengano in grado, nonché abbiano la volontà di apportare un aiuto immediato ai soccorritori in loco e alle popolazioni calamitate. La buona volontà è ben accetta, ma sono preferiti i volontari che abbiano già maturato una preparazione in materia di protezione civile e di primo soccorso.
Per fornire un aiuto immediato alle popolazioni gravemente colpite dall’evento sismico in Abruzzo, la Protezione Civile del MO.D.A.V.I. Onlus organizza una raccolta di beni e materiali di prima necessità. I beni di cui si ha bisogno sono: cibo scatolato (non deperibile e precotto), acqua, coperte, pannolini e latte in polvere. I beni che non sono assolutamente da raccogliere sono: giocattoli, medicinali e vestiti. Il punto di raccolta cui inviare il materiale raccolto è la sede operativa nazionale della Protezione civile MO.D.A.V.I, sita in Via dei Colli Innamorati, 171, Pescara, i cui responsabili provvederanno poi a smistare il materiale pervenuto.

ATTENZIONE NON PARTITE IN MODO ISOLATO, RIVOLGETEVI SOLO ALLE ASSOCIAZIONI DI RIFERIMENTO

Ogni singolo volontario deve obbligatoriamente compilare ed inviare la scheda tecnica allegata alla presente circolare, inviandola all’indirizzo mail emergenzaabruzzo@modavi.it , indicando in oggetto: “Scheda tecnica_volontario_nome_cognome”.

I recapiti da contattare per qualsiasi informazione sono i seguenti:

· Sede operativa nazionale:

MO.D.A.V.I. Onlus – Direzione nazionale

Tel. : 06/84242188 – Fax. : 06/84081658

E-mail: emergenzaabruzzo@modavi.it

· Responsabile:

Giovanni Corbo – cell. 327/0499296

I volontari devono essere dotati di:

· Divisa di protezione civile o tuta da lavoro;
· Scarpe antinfortunistiche o anfibi;
· Sacco a pelo;
· Cibo in scatola o precotto;
· 1/2 litri d’acqua;
· 1 torcia (con batterie);
· Vestiti invernali comodi;

Gli oggetti che i volontari non devono assolutamente portare sono:

· Scarpe da ginnastica;
· Accappatoi;
· Pantofole o infradito;
· Biancheria in eccesso (sono sufficienti tre cambi)

mercoledì 15 aprile 2009

DALLA PARTE DELLA PROTEZIONE CIVILE

Per l’importanza del tema trattato, le polemiche di questi giorni intorno all’ultima puntata di AnnoZero non ci possono lasciare indifferenti. La tesi dell’inefficienza dei soccorsi sostenuta da Santoro e le vignette indecenti di Vauro sulle vittime del terremoto, testimoniano, a nostro avviso, tutta la superficialità giornalistica e la stortura ideologica di un servizio-inchiesta diretto, non a fare informazione, bensì a screditare quanti finora si sono impegnati nelle operazioni di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dal sisma. Quanto sostenuto da Santoro è, infatti, facilmente contestabile con una breve visita ai luoghi colpiti, alle tendopoli abruzzesi, dove migliai di volontari e professionisti della Protezione Civile lavorano freneticamente per arginare l’emergenza. I nostri volontari ci raccontano appunto una storia completamente diversa da quella dipinta da AnnoZero: una macchina organizzativa di altissimo livello, intervenuta immediatamente sul posto e capace di rispondere efficacemente alla gravità della situazione. Dunque, una documentazione più adeguata ed una maggiore professionalità giornalistica. È soltanto questo ciò che avremmo voluto ricevere da Santoro. Nient’altro.

I beni di prima necessità in partenza per l'Abruzzo.

domenica 12 aprile 2009

Pasqua di solidarietà

Insieme alla seconda squadra di volontari, ieri mattina è partita, dal punto di raccolta di Via Nuoro a Roma, la prima colonna di furgoni carichi di beni di prima necessità, destinati alle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma. È iniziata in questo modo una lunga tre giorni di solidarietà, che si concluderà domani, Lunedì dell'Angelo, con il rientro dei volontari partiti sabato e la partenza di nuove squadre per l'Abruzzo. Per il lavoro svolto in questi giorni così intensi, vogliamo rivolgere un ringraziamento particolare a tutti i volontari che ci hanno aiutato, scusandoci in anticipo per chi dimenticheremo di citare: Pamela, Turi, Hobbit, Nicolò, Ale, Daigoro, Silvietta, Matteo, Tracolla, Filippo, Silvia, Antonella, Cecio, la Delfina, Diletta, Camilla, Pisello, Andrea, Marco, Cesaretto, Chiaretta, Boccino, Emilio, Bonesino, Nando, Michelino, Samantha, Emanuela, Necco, Mimmo, Ecio. Grazie a tutti e Buona Pasqua!

venerdì 10 aprile 2009

Lutto nazionale, il nostro pensiero a Sandro

In questa giornata di lutto nazionale, il MO.D.A.V.I. Onlus intende esprimere il proprio cordoglio per tutte le vittime del terremoto abruzzese. Rivolgiamo un pensiero particolare alla famiglia di Sandro Spagnoli, Direttore Nazionale Area Ecologia Attiva e Protezione Civile di Nuova Acropoli, rimasto vittima, insieme a sua figlia diciottenne, della furia omicida della Natura.

giovedì 9 aprile 2009